domenica 17 luglio 2011

Per chi non conoscesse Bakwa e il coraggio dei nostri ragazzi in Afghanistan

Nella base di Bakwa, il posto più pericoloso del Regional Command West
 La base del  di Belluno di Bakwa rassomiglia alla Fortezza Bastiani de Il deserto dei Tartari. Purtroppo, però, in  i Tartari di Dino Buzzati non si fanno solo attendere, ma esistono e si chiamano “insurgents”, ovvero briganti e, nella maggior parte dei casi, sono i talebani. Gli uomini del reggimento bellunese, coadiuvati da colleghi di altri comparti, sono arrivanti alla base, battezzata (ovviamente) Camp Lavaredo, a metà agosto. Gli americani e i georgiani, gli unici militari presenti in quell’area della provincia di Farah prima dei nostri, avevano lasciato giusto le mura perimetrali. La prima cosa che hanno fatto gli alpini è stata quella di costruirsi una così detta «bolla di sicurezza» per poter operare in libertà. Poi, sotto il caldo degli oltre 40 gradi estivi, hanno costruito tutto il resto. Ovvero il bunker per ripararsi dalle aggressioni, la mensa, (per il primo mese si sono cibati quasi esclusivamente di razioni K americane), i bagni (in principio hanno dovuto accontentarsi dei sacchetti igienici), poi le tende per dormire (in estate potevano dormire al fresco sotto il cielo stellatissimo di Bakwa) e le strutture per le varie cellule del reggimento.  Ogni giorno gli alpini lavorano su un terreno impolverato da una costante sabbia, che ti riempie scarpe, vestiti e il respiro. Sembra borotalco. Il 7°, in, è una famiglia allargata. Si sente nell’aria ed è facile entrare a farne parte. Si scherza con le provenienze: «lui è polentone, lei è terrona» dicono tutti sorridendo. In centro al Camp Lavaredo c’è la cappellina in legno in ricordo di Gianmarco Manca, Francesco Vannozzi, Sebastiano Ville, Marco Pedone saltati su un ordigno il 9 ottobre scorso, nel giorno del ricordo della tragedia del Vajont. Mancano a tutti alla base. Sono i primi caduti di tutte le missioni del 7°. L’appuntamento col destino ha colto tutti impreparati. Sono morti svolgendo il loro valore: dovevano portare in salvo una settantina di autisti afghani, dopo che due erano stati freddati con un colpo alla nuca e uno sgozzato, perché considerato traditore. Rei soltanto di aver fornito materiale al militari della missione Isaf. Una delle principali attività del ragazzi è quella del pattugliamento della zona, rischiosa, ma necessaria. Non sono mancati episodi in cui gli “insurgents” hanno aperto il fuoco contro la base di Bakwa. 

Questo articolo è di circa un anno fa..ma e purtroppo il nome di questa base ultimamente ci ha dispensato brutte notizie e dolore per i parenti e per i cari di questi beneameti colleghi che si mettono in gioco la'..
 Un mio pensiero a loro e un fiore.
Stk.

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